Per gentile concessione dell'autrice, pubblico volentieri ampi stralci di un articolo di Margherita De Bac apparso sul CORRIERE DELLA SERA di sabato 10 ottobre, a pagina 31
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Le mamme e le nonne raccontavano favole, ad alta voce. I bambini le ascoltavano rapiti, l'attenzione concentrata sulle pagine sfogliate una dopo l'altra, ingombre di parole con le maiuscole a caratteri arabescati e di immagini dai colori vivacissimi. Cappuccetto rosso, Pinocchio, Robin Hood. Oggi questi personaggi, nell'immaginario dei piccoli, sono usciti dalla carta. Appartengono al mondo dei cartoon. Per tornare al passato e rilanciare la buona abitudine, è partito nel 1999 il progetto «Nati per leggere», promosso dall'Associazione culturale pediatri, Associazione italiana biblioteche e Centro per la salute del bambino Onlus. Medici e bibliotecari alleati nel raccomandare, promuovere e consegnare ai genitori un libro da vivere a casa. Ad alta voce. Perché è uno strumento di salute e di crescita culturale. Produce vantaggi cognitivi e relazionali. Dal punto di vista sociale, l'efficacia viene misurata dal grado di capacità degli adulti di comprendere e utilizzare un testo scritto. Uno dei fattori che strettamente correlati al progresso economico. Non è un caso che ad aver tratto giovamento dal programma siano stati i nuclei con istruzione più bassa. Al congresso nazionale dei pediatri Acp, il bilancio di dieci anni di attività. C'era anche Perri Klass, pediatra alla New York University, tra i coordinatori del progetto «Reach out and read» al quale si è ispirato il nostro cui hanno partecipato oltre 1.258 mila potenziali consumatori di romanzi. A livello internazionale un altro esempio di successo è il britannico Bookstart, basato sul dono di più libri nel corso dei primi 5 anni d'età. Giorgio Tamburlini, ex direttore scientifico dell'ospedale pediatrico Burlo Garofolo e presidente del Centro per la salute del bambino, ha presentato i dati di un'indagine basata su 1.000 questionari distribuiti in 10 città:. (...) "questo rito ha un doppio effetto. Da una parte favorisce assiduità, familiarità e uso continuativo dei libri da parte degli adulti. Dall' altra arricchisce i piccoli di un vocabolario più ampio, linguaggio più evoluto, capacità espressive e miglior rendimento a scuola".
La raccomandazione è di proporre il libro già a 6 mesi: "L'età prescolare è la più critica - dice Giancarlo Biasini, presidente dell' associazione pediatri -. L'obiettivo è di insegnare l'amore di carta già prima dell'arrivo a scuola, quindi entro i tre anni e fare in modo che venga coltivato fino ai 6. Bisogna recuperare uno strumento rappresentato una volta dalla favola. Ascoltare la voce dei genitori favorisce nell'infanzia la stimolazione di zone cerebrali che, se non addestrate in quegli anni, rischiano di addormentarsi".
Immaginiamo un sentiero in mezzo alla campagna. Se nessuno lo percorre viene invaso dalle erbacce. Biasini insiste su un altro elemento di forza. Leggere a voce alta crea armonia in casa. Pensiamo a un papà che prende in braccio il figlio, lo tocca, lo accarezza mentre trasforma in suoni parole scritte sulle pagine.
Margherita De Bac
il testo completo http://archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/10/Torna_lettura_delle_fiabe_voce_co_9_091010077.shtml